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CHAUPADI: la tradizione che isola e segrega le donne con il ciclo

Vi siete mai imbattuti nella parola “chaupadi”? Ecco, chaupadi è un viaggio (triste) in Nepal, è un passo indietro milioni di anni luce, è la negazione della donna in quanto persona. Chaupadi è in pratica una tradizione tipica delle famigli hindu del Nepal secondo la quale le donne con le mestruazioni vengono del tutto isolate. 

 

Così, mentre noi ci arrabattiamo sucome spiegarle a nostra figlia, le mestruazioni sono ancora un tabù, anzi un pericolo, una contaminazione che è meglio evitare in tante parti del mondo. Qui, nel Nepal occidentale per esempio, il sangue mestruale è impuro, è potente, è una minaccia.

Tanto da segregare le donne in quel periodo (5, 6, 7 giorni lunghissimi) in minuscole capanne, al freddo e affamate. Alla stregua delle peggiori interdizioni che hanno macchiato tutta la tarda antichità e il Medioevo, a cominciare dalle celebri visioni sessuofobiche dei “padri latini”.

Se tocchiamo un uomo o qualsiasi altra cosa si trovi in casa, si crede che la contaminiamo, se cuciniamo o usiamo l’acqua dei pozzi e delle cisterne comuni, il nostro dio, Debti, ci punirà. Le nostre gambe e braccia verranno torte e ci verranno cavati gli occhi. La frutta marcirà, le mucche non daranno più latte, i pozzi si seccheranno, le nostre case bruceranno e le tigri ci attaccheranno nella notte”, ho letto da qualche parte spulciando un po’ sul web.

Eccola qui, allora, la “chaupadi” del Nepal: le donne mestruate sono considerate impure a tal punto da doverle allontanare da casa e guai se consumano cibi ad alto contenuto nutritivo come latte, yogurt, burro, legumi o carne. Il loro sostentamento si basa solo, se proprio lo vogliono, sul del riso insapore con un po’ di sale e di pezzi di pane. Non possono usare coperte, ma un tappeto su cui distendersi nella capanna sì.

chaupadi 1

chaupadi 3

chaupadi 4

Non possono svolgere le normali attività come cucinare, lavarsi, parlare con gli altri, nemmeno con i membri della propria famiglia che le controllano a distanza. Tutto ciò per ingraziarsi gli dei e scongiurare malattie, sventure o peggio ancora la morte. Una pratica così radicata che ai margini dei villaggi sono state costruite delle vere e proprie capanne in paglia in modo da ridurre al minimo il contatto con l’esterno.

Orribile è dir poco, ma per fortuna non è una pratica che negli anni è rimasta indifferente. Nel 2006 la Corte Suprema del Nepal ha dichiarato questa pratica fuorilegge, mentre anche organizzazioni locali come il Rural Women's Development and Unity Centre o internazionali come Save the Children o Wateraid stanno portando avanti campagne per la sensibilizzazione nei villaggi dove la pratica è più diffusa, anche se tutti, comprese le autorità locali, si dimostrano ancora piuttosto scettiche.

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